Simone Graziano
Piano Solo - Weltpremiere im Dekadenz-Stream
Il pianista Simone Graziano presenta brani originali e inediti, composti per il progetto in piano solo, tutti scritti durante il secondo Lockdown.
“Ho passato circa 36 anni con uno strumento che ha sempre avuto lo stesso suono.
Poteva cambiare il modello, la grandezza, la sala in cui lo suonavo, ma all’incirca il suono era quello. Il fatto che sapevo più o meno cosa avrei trovato sotto le dita e che risposta ci sarebbe stata al mio suonare, mi dava una grande tranquillità, una sorta di sicurezza immutabile: il piano, per quanti tipi ce ne possano essere, suona sempre così.
Una mattina, anzi, il primo giorno del secondo lockdown, gettai il telefono dentro al piano e lo chiusi dentro, registrando ciò che suonavo. Il suono assurdo, così diverso da ciò che avevo sempre sentito, mi ha spinto a indagare al di là della barriera bianca e nera della tastiera: ho messo tra le corde del piano un po’ di tutto, dai filtrini delle sigarette alle gomme da cancellare.
Ciò che tuttora mi fa impazzire è proprio il senso di incertezza che si prova davanti a quel suono che ho sempre pensato immutabile, e che invece a seguito di un semplice oggetto cambia radicalmente. Questo senso di incertezza riflette esattamente la sensazione che provo oggi davanti alla nuova realtà: siamo obbligati a ripensare a tutto ciò che abbiamo dato sempre per scontato. Nel riflettere sulla nostra condizione scopriamo altri modi di relazionarci col mondo, così come mettendo un filtrino nel pianoforte scopro un nuovo modo di pensare quel ‘mobile’ tutto nero.”
Der Pianist Simone Graziano präsentiert erstmals seine neuen Kompositionen, die er allesamt während dem Lockdown geschrieben hat.
Ich habe circa 36 Jahre mit einem Instrument verbracht, das immer gleich geklungen hat. Das Modell hat sich vielleicht verändert, die Größe, der Saal in dem ich gespielt habe, aber in etwa war der Sound eben immer jener. Die Tatsache, dass ich immer wusste, was ich unter den Finger hatte, beruhigte mich, gab mir Sicherheit.
Eines Morgens, nun, am ersten Tag des zweiten Lockdowns, habe ich mein Handy in das Klavier gelegt und die Klappe zugemacht und aufgenommen, was ich gespielt habe. Es klang absurd, ganz anders als das, was ich immer gehört habe. Das war der Anstoß, um weiter zu untersuchen, was sich jenseits der schwarzen und weißen Tasten befindet. Ich habe anschließend so ziemlich alles unter die Klaviersaiten gelegt, was ich gefunden habe: Von den Zigarettenfiltern bis hin zum Radiergummi.
Das Instrument, dessen Klang ich mir so sicher war, klingt – nur wegen eines kleinen Objekts –ganz anders. Dieses Gefühl der Unsicherheit entspricht genau meinem Empfinden in Bezug auf die neue Normalität: Alles, auf das wir bisher gezählt haben, müssen wir neu denken. In dieser Situation finden wir neue Wege mit der Welt in Beziehung zu treten, genauso wie ich neue Wege auf meinem Gerät erkunde.
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